TORMENTO (nov - dic 2012)

Vibrazioni dentro vibrazioni. Ustioni di paradisi stroncati di cieli caduti.
Attesa di nuovi occhi. Idee condensate scorrono su un fango di marmo. Io mi blocco, ma tu sei li. I miei occhi si sciolgono, ma non trovano sospensione. Tranquillità increspata odorosa di piogge. Valzer lenti. Umidità soffusa. Ospedali e chiese romaniche in fondo ai ricordi. Pochi momenti fa. Guarire dagli annullamenti gravidi di sciagure parlo di me e del tempo dell'attesa. L'orrendo narcisismo intellettuale, irto di spine a doppia faccia, virile e impacciata m'ingoia. S'ingoia, T'ingoia . Cado. Afferro le lacrime con le mani sudate di ribellioni giovanili. Cuori disadattati. Onde stratosferiche di urli. Cataclismi e virtù lacerate. Scrivo per scrivere, senza pensare. Scrivo con tranquillità burrascosa.
Lacci di illusioni soporifere tra occhi scaraventati a terra congelati dal calore vulcanico di passioni assassine. Sento il ridere il ridere fresco ingenuo, gli specchi consumati da reiette adulazioni di drammi rompersi nel mio grembo. Timidi risvegli. Gesta bandite di soldati in guerra oscuri. Pranzi di ciclopi. Sono una fanciulla ambiziosa: cerco dentro gabbie mostruose stracolme di incidenti il Risveglio scatenante espressioni di luci vivide. Il sole sopravvive senza fine agli oscuri spasmi di terrore ergendosi gracile tra sfumate visioni di superbe preveggenze di sottili rivincite.
Acqua rovente affogo,  Il respiro dell’abisso sciame di mostri, lune antiche, volti di streghe stremate maltrattate dal cielo infernale (calpestano il tempo ombre di morte). Il Nulla preme, schiaccia, sgozza. Vedo il mare agitarsi (nuoto tra cadaveri) e uccisioni innocenti di sentimenti complessi (gracili cuori in lotta).
Non avevamo nient’altro da fare. Ti ho visto! (e mi hai presa). La tua anima fragile fiammeggiante trapassa il mio cuore romantico decaduto trascinandolo in un campo magnetico turbolento. Amore clandestino risorge. PAURA, PAURA, PAURA (nuoto accanto al mio cadavere). Occhi di vetro spezzati, accecati e verità crepate da egocentriche visioni (mia vita mia vita). 
Indigestioni clamorose di giudizi (vomito aghi sanguinanti) travagliati disordini (morsi malvagi di solitudine oceaniche ) rischi raschianti calpestati (stragi a terra mozzicate ) Scudi di palesi dubbi (arcane guerre di tenebra tra lontananze che si cercano si abbracciano nella notte). Il purgatorio è il mio regno: appesa alla Luna Madre sono un' ombra nell'ombra (una crepa nel buio). 
Viaggio addormentata, non riesco a svegliarmi. Sono intrappolata in un dipinto contorto e non trovo modo di uscirne. Mi lamento, perché io non mi sento, non sento. La notte non dorme si ripiega tra gli scleri di visioni nevrotiche. Vedo, non vedo. Rose rosse taglienti investono il respiro di stelle lontane 
Note di luna solitarie. Superavvolgimenti di anime incandescenti. Frequenze accelerate di battiti di luce. Tremori di molecole inattese. Inganni paradisiaci. Molecole trasformanti. Gracili sogni. Astratti pensieri. Ti ammazzo ti amo ti uccido ti ammazzo prima che mi ammazzi.
Perdonate la mia superba ostinazione a perseguire il martirio dei sensi terresti e invocare i celi destituiti da ombre di dubbi metafisici. Ci sono, non ci sono. Non condannate i miei peccati; sono sgorghi di paure indomite. Vortico nell’abbaglio celeste insieme ai tuoi cupi guaiti, sento il tuo stesso crepuscolo, raccolgo le tue speranze. Il tuo dono sputato scarnito tra nefandezze alcoliche. Amo odio fuggo, non lasciarmi svenire in adulteri vortici di vento.
Dolorosamente sopporto il disagio spregiudicato che proclami sul mio corpo esamine. Distesi su di un mare teso e malato mangiamo foglie d’autunno. Ci guardiamo nel profondo dei nostri abissi esibendo i nostri guai e il nostro nevrotico spavento. Non ci siamo. Tracanniamo virtù disperate nell’attesa. Le parole non reggono, smantellate, prive di potere, non si legano, non ci legano. Ogni conversazione si perde . Armiamoci per la nostra salvezza teniamoci per mano.
Fremo d’impazienza. Scrivo interrotta. Non soffermarti troppo sulle mie patologie di assenza. Ho bisogno di stare lontana in uno stato di lucida dormienza in nascondigli notturni per rivivere, rivedere, riscrivere amplificando le voci. Per poi riavvicinarmi al sole e germogliare essere nuova diversa ancora.
Sono qui che ti attendo (vieni a prendermi). Dove mi trovo? Più fuori che dentro, più fuori che dentro. Navigo intorno in un circuito chiuso. Voglio essere altro. Voglio immensi spazi. Troppo in alto le stelle. Troppo fuggente la luna. Sogno forte, sola, nei miei idilli strozzati trascinata dal nubifragio di emozioni incostanti. Svuotata dall’autodistruttiva impazienza canto monotonie deleterie. Ripercorro i stessi versi. Più fuori che dentro, più fuori che dentro Navigo intorno in un circuito chiuso. Voglio essere altro. Voglio immensi spazi.
Poveri denti fragili … vi vedo già cadere tra nevrotici morsi … tra bestemmie deliranti contro templi di mancanze. Nella taciturna tetraggine dei contorni inesatti delle ossessioni sfiancanti del depersonalizzato sentire … striminzite possibilità.  Atroce pandemia di sogni agonizzanti tra prove di vita e vizi di fuga. Performance di pensieri dislessici tra sospiri interparticellari e sineresi di venti, ubriachi.
Infatuazioni per le rose d’inverno. Morti aborigene nel camminar lento nel camminar fermo. Gioco col far funesto a mille intimidenti attitudini di demoni con la neve in bocca. Con la neve in bocca. In cerca di vie nuove fuori campane di vetro stremo i miei passati girovaghi per la città per case chiuse a leggere antiche sorti di perdizioni. Anime metallurgiche si schiantano contro muri di silenzi catastrofi neuronali caos catartico buio assassino.
Leggerti estrapola dal mio cuore ogni verità deserta; m’induce al pensiero onnipotente di maniacali ingordigie di disfacimento. Leggo l’assunzione nell’era di morte. Leggo intorpiditi animi in sconvolgimento mastodontico, l’espressione del bagliore evanescente su precipizi catalizzanti. Ho paura di continuarti, di spappolarmi il cervello con le tue insurrezioni selvagge di animale cieco.
Scivoliamo in torrenti di freddi tormenti. Perdite sanguinolente di verità certe nel maniacale rovistare tra sospiri di venti iracondi, tra marciumi di strade percorse distrattamente con la testa tra le mani tremanti. Ho ignorato troppo a lungo (ogni attimo mal speso si frantuma). 
Siam qui … tra crespe e buie insurrezioni di vento. Voglio silenzio sazio … Alberi luminosi grigio E in questa torbidità che muovono i sentimenti più confusi drogati di valenze stringenti. DELIRANTI SCOMPENSI. Nevischi d'imprudenze e illogicità fumanti. Ho il cuore insabbiato. Voci interiori dimenticate si diramano nell’inverno infestato del sole più nero. E parlerò di me e parlerò di te. Dei nostri corpi incrociati danzanti tra atomi di ossigeno pericolanti. Hanno distrutto i nostri sogni; libellule moribonde di una gioventù bruciata. Gioventù nascosta. Io non so spiegarmi.

Commenti

  1. Sai farmi ancora emozionare,nonostante tutto. Mi fermo qui,non vorrei rigurgitare qualche malsano verso insonne! Ti stringo,lontana.

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  2. solenne, sogni confusioni e deliri di una toccante ispiratrice, ti rivolgo un pensiero e un sentito grazie.

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