PIANO EVASIVO

Nessuno parla della nostra solitudine
immersa tra milioni di click
Nessuno parla dei mostri acidi che ingoiamo
aspettando che la notte insonne svanisca
Volti al futuro marcio i nostri picnick tra neologismi
di falsi dei.
Riutilizzate le stesse poesiole e le ripassate di glassa
o di merda, secondo la voglia della platea del momento
I giochi che manipolate sono vecchi
e li vendete come robba nuova in realtà è
solo un mal copia di rivoluzioni scadute
(Ma parlo di te! Non di quello lì che indichi davanti al sipario!)
Fuori dal mondo coi sogni in abbandono
La voglia di starci presa a botte mentre guardi e ne chiedi di più
Nuove croci nel tuo virtual cervello e va bene così.
Non ne parla nessuno della solitudine.
Nemmeno voi della vostra
Così moderni e così connessi al vuoto fragore
multidinamico di parole sbagliate.
Ed io sarò più moderna di voi.

Bevo con te, amore, mentre mi stringi e mi sussurri
che la stagione cattiva è finita
Il mondo si capovolge e ci ricordiamo che la vita, in fin
dei conti, è una puttana simpatica
Un po' di terrore, dopo il sussulto, mi rapisce
convulso, mi coglie con lo sguardo assorto verso
il cielo; il mio cielo più vicino.
Noi ci teniamo per mano e beviamo una doppio malto
... mille orgie di pensieri tra i nostri sguardi di animali
feriti.
Voci ignoranti (nel senso che ignorano) intorno a noi
di gente che ride e non si diverte.
Non ho bisogno di ridere accanto a te;
sono libera di piangere in queste lunatiche fragili
sere,
anche quando le mie lacrime significano Amore.


La birra costa troppo, ma puoi comprarti un cellulare:
si vivono più cose dentro una scatola.
Dove sono tutti? Io ho perso il desiderio di cercarli.
Cosa c'è di mio? Esiste qualcosa nostra e basta?
Neppure la poesia è mia.
Non so scrivere, ma scrivere è diventato veramente banale.
E' virtuale quest'occhio che ti spia e che ti obbliga a sembrare.
E dunque per cosa ti mostri?
I pensieri hanno bisogno di manutenzione,
sono severi e privi di fantasie nuove,
ma mi tengono compagnia:
l'unica cosa che posso fare è parlarmi.


Posso resistere, questa resistenza che è solo sopportazione,
affinchè rivenga lunedì con una nuova intenzione,
così ingenua da provare vergogna nel rimostrarla.
Qui non c'è spazio per arrancare ancora.
Il cuore si ribella alla pietas criminale, chiudendo le porte.
E' inutile che io vi dica "non ho bisogno di voi",
se mentre lo dico chiedo il vostro perdono

Herbert Bayer, La solitudine del cittadino (1932)

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