MORIVO E MORENDO CERCAVO

Trovai una multitudine tra corvi immortali e ispirazioni sgomente
deja vu di strada sotto cieli destabilizzati  informi e senza tempo
Sui ciliegi a primavera pendolavano corpi nudi di menti infuocate
spente di canto carne putrefatta su prati verdi di vita
Uomini poeti belve che schifo che schifa nella straziante logorrea di regimi del Pensiero
Uno spazio infinito inestricabile dal misconosciuto sottosuolo degli inferi perenni
il nero colava verità livida di ricchezza caduca sulle radici del tempo nuovo
Io è un altro e un altro è un altro ancora

Senza fondo la paura dell’abisso non c’è scommessa che perda
l’anima corre nuda su rovi spinosi di rose dalla bellezza estenuante
il grido il fatuo inasprisce e mi sbaraglia insieme ai vassalli mentori
e i spiriti maledetti nell’oscurità selvaggia e adescatrice
Metà del mio spirito è abietto e libero 
metà abita elegante dietro le mura di pietra della Legge sovrana
Mi muovo cercando nell’alchimia maestra la cura indissolubile dai malanni insidiosi,
che nel cerchio di materia riciclata della nostra vita mortale si protraggono fino a negarci
Il mio corpo cuce le trame lacerato all’interno da brucianti pugnali
Non c’è desiderio che la notte non desti dall’oltretomba sia inclini all’inizio che inclini alla fine
Non c’è cavaliere che la mia notte non sfaldi

lasciandomi eternamente con foglie di autunno avvolte
attorno sogni fuggevoli in balia d’ingorde lune






Paint of Friedrich Nebraska

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